Uno scricchiolio improvviso seguito da un assordante frastuono rese nota la burrascosa caduta di un candelabro nel palazzo.
L'imperatore Pegas seduto alla scrivania del suo studio si apprestava a concludere una lettera indirizzata al proprietario terriero Il Conte Sigfrid Von Durdhen, le cui terre confinavano con quelle di famiglia, e con il quale urgeva un incontro per visionare assieme un mul
ino a vento andato distrutto durante una tempesta, posizionato sul confine, ed utilizzato in comunione da entrambe la famiglie da secoli.
Il fastidioso rumore distolse il sovrano dai suoi compiti serali. Alzò lo sguardo con moderata compostezza, ripose la penna sullo scrittoio e si alzò per raggiungere sua moglie.
L'imperatrice si trovava in soggiorno, in piedi al centro del grande tappeto, compiva piccoli e nervosi passi avanti e indietro, senza distogliere lo sguardo dal candelabro finito a terra miseramente.
"Mia cara cosa succede? Da quando usiamo i candelabri in casa...?" chiese l'imperatore Pegas.
La chioma purpurea e fluente di sua moglie vibrò, ed ella gli rivolse il suo sguardo... tenero, amorevole.
"Lo stavo spostando...un presagio..." sussurrò abbozzando un timidissimo sorriso.
Per qualche istante ogni spazio visivo della donna era stato invaso da macchie luminescenti e variopinte, accompagnate da un dolce suono melodioso simile alla melodia di un flauto di pan. Ma subito dopo una nube scura aveva ingoiato avidamente quei colori e zittito in modo barbaro quel delicato e gradevole suono.
Ed il candelabro si era ritorvato a volare, sfuggito alle mani della sua padrona.
Pegas conosceva molto bene le doti della moglie, e non sottovalutò nemmeno per un istante l'accaduto.
"Evaristo, fai chiamare subito la divinatrice" ordinò rapido al maggiordomo.
Un'ora più tardi gli imperatori e la divinatrice di corte ViolaGolden si consultavano in gran segreto nella biblioteca.
E dopo molto tempo...degno delle più note e lunghe attese, come sempre accade, giunse il verdetto.
La pesante porta di legno della biblioteca si spalancò e apparve l'imperatore.
"Radunate tutta la famiglia, si parte tra due giorni. Il mulino dovrà attendere."
E fu chiamato a rientrare a palazzo il capitano Shjzuo, impegnato a presidiare e controllare gli addestramenti presso la fortezza, a sud, ed il Duca cancelliere TheMatchlex, fratello dell'imperatrice, che in quel momento si trovava presso il Palazzo Muschiato di Argentya, terre di famiglia.
Tutti furono messi al corrente di ciò che stava accadendo, e tutti furono pronti a partire in poche ore.
L'alba di un nuovo giorno si apprestava... il sorgere di un possibile nuovo destino, forse miracoloso, forse letale.
E giunse rapido e furtivo come un falco nella notte il momento della partenza. Tutto era stato preparato con cura per affrontare il viaggio dalla famiglia. Ed erano stato mantenuti segreti il motivo, la meta...la destinazione; solo la divinatrice era al corrente assieme con gli imperatori di ciò che stava realmente accadendo, ma la sua fedeltà assoluta all'impero ne faceva una confidente della massima fiducia.
Lo scalpitìo degli zoccoli dei cavalli reali si mescolavaa con sapienza alla caduta silente dell'abbondante neve di inizio dicembre. La natura pareva assentire al viaggio... con occhi benevoli e rasserenanti. Mentre il convoglio reale lasciava il palazzo tra i ghiacchi, la Frozen, e si apprestava a raggiungere la foresta elfica di Argentya, luogo di provenienza dell'imperatrice, e dominio mistico di famiglia, il capitano Shjzuo, in presidio alla Fortezza aveva fatto sapere tramite missiva che li avrebbe raggiunti proprio lì, presso il magico Palazzo Muschiato, mentre il fratello della sovrana, il Duca TheMatchlex non era potuto rientrare in tempi utili alla partenza, impegnato in trattative con un reame di nani delle terre a sud ovest.
E cosi, la famiglia nella sua forma più essenziale, posava il primo passo di questo viaggio, fermo e silente, mentre gli elfi argentyani si preparavano con fermento all'arrivo dei sovrani, previsto per il giorno seguente.
Il secondo giorno di viaggio il profumo caldo dei cibi della foresta, ed il tepore dei camini accolsero la famiglia con straordinaria ospitalità. Gli imperatori e la baronessa stanchi giunsero tra le braccia di Argentya in perfetta puntualità sulla tabella di marcia.
Il tempo di ristorarsi presso gli agi del Palazzo Muschiato e furono sorpresi da un'inaspetatta visita. L'imperatrice DARKofSYVANIA, del regno di Sylvania, giunse alle elfiche porte del castello.
Si professò di passaggio... ma il dubbio che la notizia di quel viaggio si stesse spargendo colse gli imperatori. In tutti i casi non poteva nuocere la presenza di una cara amica di famiglia, forse intenzionata ad unirsi a quel misterioso viaggio.
Era quasi ora di cena, ed erano tutti intenti in una piacevole e rilassata conversazione in salotto, quando il fragore di un tuono irruppe tra le mura del palazzo. L'imperatore PEGAS93 trasalì... le terre di Argentya erano troppo protette perchè qualcosa.. o qualcuno vi accedesse con siffatta semplicità. Cosa diavolo poteva essere dunque?
L'imperatrice e la baronessa si scambiarono uno sguardo di preoccupazione, senza proferire parole.
E fu allora che una luce sconfinata apparve dal soffitto, espandendosi perr tutta la sala, e divenendo via via accecante. Non fu semplice per i Brujah e per la sovrana di Sylvania, data la loro natura vampirica, resistere a tal bagliore.. ma in effetti...era una luce innocua, a mala pena tiepida, assai diversa da quella solare. Il manto luminoso riempì la sala e si squarciò al centro, facendo largo alla discesa di due eleganti e maestose figure. Erano le divinità Zeus ed Era in persona.
- Che mi venga un colpo...divino Zeus, voi qui? - esclamò l'imperatore Pegas.
- Un certo frastuono d'agire ha catturato la nostra attenzione, vecchio mio. - rispose Zeus.
- Così siete alla ricerca...di ciò che non esiste. - aggiunse.
- Esiste. E che io sia dannato in eterno se non toccherà di nuovo il mio palmo, dovesse volerci l'eternità. - ribattè l'imperatore.
- Esiste...cosa? - chiese sorpresa l'imperatrice Dark.
Allora Zeus le spiegò - Il figlio di caino ... è certo di recuperare una prova tangibile dell'antica alleanza col sottoscritto. Ma non vuole rassegnarsi all'idea che sta solo perdendo il suo tempo.
- Cosa è il tempo... nella vita di chi come noi è immortale? - chiese limperatore.
- Perdonate divino Zeus.. ma il sigillo esiste, io lo vidi. - proferì l'imperatrice Viola. - E la nostra divinatrice ne ha confermata la presenza, individuandone la collocazione. Stiamo andando lì. Spero non vorrete dubitare delle nostre capacità...
Zeus attese un momento prima di rispondere, scambiando uno sguardo di intesa con sua moglie Era.
- Il mondo dei mortali non ci interessa granchè... ma visto l'ardire con cui seguite questo cammino, veglieremo su di voi. Incarneremo una provvisoria forma mortale per potervi accompagnare, e se davvero questo sigillo esiste, e verrà ritrovato, avrete il favore dei fulmini del padre degli Dei... in eterno.
- E sia. - concluse Pegas.. - Benvenuti nella nostra dimora.
Per il resto della serata il palazzo si riempì di un senso di amichevole familiarità. Davanti ad un piatto di bollente zuppa di ceci, preprarata con cura dalla governante di famiglia Gertrude e dagli elfi argentyani, andava formandosi quella cosi improbabile compagnia di viaggiatori....avvolta nel mistero più assoluto.
L'indomani mattina sarebbero partiti tutti verso sud ovest, alla volta del porto di Ndur.
Solo i Brujah conoscevano la meta esatta di quel viaggio, ma nonostante questo...nessuno osava chiedere quale fosse.
L'indomani mattina riprese il viaggio dei nostri avventurieri: il convoglio in carrozze proseguìdalla foresta di Argentya verso ovest, diretti alla Taverna di Crook, dove in serata avrebbero potuto ristorarsi.
Durante il percorso procedevano serenamente tutte le famiglie, quando giunse a loro un messaggero Brujah a cavallo. Una missiva informava la famiglia reale di un improvviso attacco alla Fortezza, presidiata dal capitano Shjzuo, da parte di orchi selvaggi. I soldati si dichiaravano in attesa di ordini mentre difendevano il bastione di famiglia, ma l'imperatore decise di raggiungerli in soccorso, lasciando proseguire il convoglio verso Crook senza di lui, piuttosto confortato dalla presenza degli Dei Zeus ed Era, che in caso di necessità avrebbero protetto la sua sposa e la sua famiglia.
E di li apoco.. un'altra sorpresa...
L'imperatrice Viola, avvolta nei suoi pensieri, lievemente inquieta, come le succedeva sempre quando era costretta a separarsi dal marito, fu raggiunta all'interno della sua carrozza, all'ora dell'imbrunire, da un insolito messaggero.
Senza il minimo rumore e leggera come una foglia la creaturina si posò sul bracciolo accanto a lady Viola fissandola coi suoi grandi occhioni per farsi notare...e in una zampetta stringeva un rotolino di carta ch ad un tratto sembrò porgerle.
" Un felice inizio viaggio alla mejio coppia di regnanti...spero sarete miei ospiti quando passerete accanto al castello dei velenosi:) Lino (il pipistrello viaggiatore) vi consegnerà il prossimo messaggio su dove e quando avranno luogo i nostri incontri,,,felicidaddddddd firmato Mirida".
L'imperatrice Miridarkblonde del casato Venom, evidentemente giunta a conoscenza del viaggio, offriva il suo sostegno, da buona amica di famiglia. Conosceva ormai l'imperatrice Viola da anni, ed annoverava tra le sue amicizie anche il divino Zeus... quindi non poteva che essere favorevole al buon esito di quella missione.
Le famiglie raggiunsero con lieve ritardo, ma indenni, la Taverna di Crook, e passarono li la notte.
Si sentiva forte l'assenza dell'imperatore Pegas, impegnato ad annientare gli orchi ad est. Il cuore inquieto dell'imperatrice Viola fu mitigato dalla presenza della sua divinatrice, che la rassicurava costantemente, e dai suoi compagni di viaggio, amici sinceri e fedeli. Godettero tutti degli agi della taverna, dopo le molte ore passate in carrozza, e recuperarono le forze per il giorno seguente.
Il mattino dopo di nuovo il convoglio di carrozze in viaggio si faceva testimone del tempo che scorreva...dei giorni che passavano.
I momenti di viaggio si mostravano ricchi di silenzio, riflessione.. e pensieri, ma anche di buona e piacevole conversazione. La baronessa Divinatrice si mostrava assai incuriosita dai racconti incredibili del divino Zeus, che intratteneva volentieri tutti, ricordando le sue molte avventure....
E fu lungo la strada per il lago di Fest, nel tardo pomeriggio del quarto giorno di viaggio, che l'imperatore Pegas giunse a cavallo di ritorno dalla battaglia con gli orchi, esausto, e si ricongiunse alla sua famiglia. La sera presso l'accampamento si discusse sul da farsi una volta arrivati al Porto di Ndur, il giorno seguente. Un cavallo ferito da sostituire, alcuni generi da viaggio da acquistare e ovviamente il riposo quotidiano, prima di proseguire verso sud. E fu proprio a Ndur che l'acquisto di alcuni strumenti di navigazione da parte dell'imperatore Pegas, incuriosì i viaggiatori...
"Dovremo imbarcarci?" chiese impaziente l'imperatrice Dark.
"Non ancora cara... non ancora...." fu la risposta sibillina e sorridente dell'imperatrice Viola.
Furono ore di leggerezza quelle trascorse a Ndur.. tra il febbricitante mercato del porto e l'Osteria. L'acquisto di molta miscellania da viaggio, un po' di viveri e bevande, distrasse tutti piacevolmente per l'intero pomeriggio. E al calar della notte indugiarono ancora... in festeggiamenti per la buona riuscita del viaggio fino a lì. L'imperatrice Dark tratteneva la sua curiosità in merito alla destinazione a stento, e si ritrovò a dover gestire da lontano qualche impiccio burocratico del suo reame. Il suo guardiano LUXofSYLVANIA l'aveva raggiunta con documenti da controllare...e qualche bega urgente da risolvere; ed ella aveva passato la serata nel suo alloggio ad adempiere ai suoi doveri di sovrana. Un messaggero avrebbe portato direttive e documenti indietro al suo castello, nelle desolate distese della tundra siberiana, visto che il guardiano Lux si sarebbe trattenuto con la compagnia per vegliare sulla sua imperatrice in viaggio.
Le divinità Era e Zeus trascorrevano il loro tempo incarnato con una certa giocosità... non sembravano prendere troppo sul serio le preoccupazioni terrene, cosi com' è nella loro natura. Ma ugualmente si stavano in qualche modo appassionando a quella spedizione e al suo obiettivo. L'idea di fingere di non ricordare il patto di alleanza col casato Brujah, per non avere grane coi mortali (o circa), si stava indebolendo nella loro mente.... vedere quella famiglia cosi decisa a portare a termine il suo piano, cosi dèdita al proprio reame, vedere l'imperatore Pegas dividersi tra un difficile viaggio e la difesa delle sue terre.... e la moglie, l'imperatrice Viola, sostenere con coraggio l'impresa del marito senza mai vacillare nel dubbio... la fedeltà dei loro membri, la costanza ed intrepidità dei loro amici e alleati ...tutto questo gli stava facendo cambiare idea su tutta la questione.
Ma i presagi oscuri della baronessa stavano per avverarsi... qualcosa non andava per il verso giusto.
E fu il sesto giorno di viaggio, a bordo del treno Brujah Express, sul quale la famiglia si era imbarcata presso Ndur, che si palesò l'imprevisto. Una nube scura avvolse il treno, che sfrecciava a tutta velocità verso sud nella notte, ed un assordante rombo disturbò la serenità di tutti. Il treno vacillò in modo brusco... e tutti allertarono i propri sensi. L'imperatore Pegas sguainò la sua spada e sua moglie si pose al suo fianco in guardia. La baronessa scattò in piedi alzandosi dalla poltrona su cui era intenta a leggere un libro di alchimia antica, un rapido sguardo alla pietra azzurra....e pose la mani a sfera, una di fronte all'altra, nell'intento di invocare un incantesimo di protezione. L'imperatrice Dark d'istinto mostrò i lunghi canini affilati ed un bagliore vermiglio le dipinse intensamente lo sguardo.... mentre il guardiano Lux le si poneva davanti a protezione del suo corpo. Gli Dei Era e Zeus alzarono lo sguardo verso il soffitto con una certa consapevolezza di ciò che stava accadendo.
Corsero tutti fuori...alla carrozza aperta, in fondo al treno, al grido di incitazione dell'imperaotre Pegas. E li fu chiaro cosa stava accadendo... Un'altra divinità era scesa a far visita alla compagnia...questa volta meno amichevole. Era Ade.
Un groviglio di carni e metallo nerastre e scarlatte si intrecciava con sapienza a formare il volto del signore degli inferi...sospeso nei cieli sovrastanti il mezzo. Ed un enorme braccio si prolungò verso il treno, terrorizzando i suoi passeggeri attontiti e bloccando sopra uno sciame di scintille ferrose le carrozze.... per tutto il coragggio del mondo...come si poteva combattere una tale forza? Un tale nemico? Questo riecheggiava nella mente di tutti...
-Da quando te la fai con gli umani... fratello? - Tuonò roca e terrificante la voce di Ade.
- Vattene Ade, ti è negato essere qui. - rispose con fermezza Zeus.
- Rincorri ancora i figli mezzo sangue che hai generato da bravo fedifrago quale sei? - incalzò il Dio della morte.
- Per l'ultima volta...vattene fratello dannato! Questo non è posto per te...- Zeus gli scagliò contro una manciata di fulmini che distolsero seppur in modo momentaneo, la presa di Ade. Il treno ricadde pesantemente sulle rotaie, sbandando... ma senza deragliare.
E di nuovo la forrma diabolica andava riammassandosi, pronta a sferrare un nuovo e potente attacco.
- Zeus torna sull'Olimpo... loro sono miei! - gridò minaccioso.
Fu allora che il padre degli Dei comprese che i suoi terreni amici non avrebbero potuto avere scampo, e cosi decise di intervenire, avvolse Ade dentro ad un immenso fascio di luce e lo trascinò in alto nel buio del cielo....fino a scomparire entrambi.
Era si illuminò riacquistando la sua originaria forma divina e proferì poche ed incisive parole, prima di raggiungere il marito.
- Non fermatevi...andate e prendete il sigillo. - E svanì.
Il silenzio piombò gelido nelle vite di tutti loro, dentro a quell'inquietudine, quel terrore che si sopiva lasciando spazio al pallore di ciò che restava. Dopo essersi assicurati che il pericolo fosse ormai lontano, si rinchiusero nelle loro cabine, proteggendosi a vicenda, tentando molto faticosamente un improbabile riposo.
E dopo due giorni approdarono al porto di Swanor, territorio Brujah, e molto rapidamente salirono a bordo della Lady Blood, antico galeone di famiglia, alla volta dell'isola di Nomoweh. Fu un viaggio guaritore... calmo, lento, distante dalle terre infuocate di sangue, un viaggio che li portò a confronto con le loro solitudini ed incertezze. Ormai mancava poco, e l'imperatore Pegas si era confidato con i suoi compagni di viaggio, una sera davanti ad un magnifico brandy d'annata, nel salone sottocoperta. Presso l'isola di Nomoweh si trovava il sigillo di Zeus. E andava trovato ad ogni costo. Era indispensabie l'aiuto di tutti per trovarlo.
Il terrore provato per l'inaspettata comparsa di Ade li aveva uniti più che mai, in quel viaggio cosi faticoso e lento, fatto di lunghe attese e ore di viaggio. Per fortuna lo spirito gioviale di tutti andò a riprendersi col passare delle ore e dei giorni.
All'alba del decimo giorno... lo sguardo impavido del guardiano Lux, rimasto vigile per proteggere i passeggeri a bordo, si rinfranse contro una strisciolina di terra chiarissima all'orizzonte.
-Ecco Nomoweh... - alitò nella gelida aria del mattino.
Dopo un paio d'ore lo sbarco...E fu uno sbarco grave, buio..pesante... le genti di Nomoweh sembravano sotto l'effetto di una sorta di incantesimo, o maledizione. I volti pallidi, lo sguardo assente, le voci basse non si prestavano favorevolmente ad un caloroso benvenuto. I nostri viaggiatori scesero dalla Lady Blood stanchi... e ancora una volta costretti a restar guardinghi. Si fecero largo lentamente, assieme con le loro guardie, tra la folla, verso la locanda dell'isola.